n. 2/2014

Roberto Pessi La democrazia sindacale tra legge ed autonomia collettiva


Il tema della regolamentazione legale dell’autonomia collettiva e della rappresentanza sindacale ha trovato una rinnovata attualità a seguito della sentenza n. 231/2013 della Corte costituzionale e della manifestata volontà delle forze politiche di approvare una legge sulla democrazia sindacale. La necessità di tale legge sembra però essere venuta meno con l’approvazione degli accordi interconfederali unitari del 31 maggio 2013 e del 10 gennaio 2014, i quali sono espressione di un sistema maturo, in grado di generare in autonomia un modello di democrazia industriale organico ed auto concluso, fondato sul reciproco riconoscimento delle parti sociali. Un intervento del legislatore che anche operasse una semplice ricezione degli accordi in questione si tradurrebbe in un’ingessatura delle fisiologiche dinamiche dell’autonomia collettiva, potendo peraltro essere foriero di contrasti fra le confederazioni, laddove non tutte vi sono favorevoli. Questa prospettiva lascia aperto il tema del rapporto RSA-RSU, che però potrebbe essere risolto con il ripristino della lett. a dell’art. 19 della l. n. 300/1970, che ha il pregio di distinguere una disciplina legale (semplice, aperta, generale e che può operare come “paracadute” in caso di nuove tensioni tra i sindacati o nel sistema di relazioni collettive) da quella prodotta dall’ordinamento sindacale, a conferma della sua autonomia originaria.


Roberto Pessi Union Democracy: Legislation and Collective Autonomy (Article in Italian)

The regulation of collective bargaining and union representation has been given fresh momentum following Ruling No. 231/2013 of the Constitutional Court and as a result of the emerging attitude of policy makers, who are seemingly committed to enforce a provision on union democracy. Subsequent to the conclusion of the Inter-confederal Agreements of 31 May 2013 and 10 January 2014, the enactment of the foregoing provision is no longer considered a matter of urgency. This is because the two agreements provide for a more consolidated system and a clearly laid out model of industrial democracy, based on the mutual recognition of the social partners. For this reason, even the smallest intervention on the part of lawmakers to ratify the interconfederal agreements referred to earlier might hamper the collective bargaining process, fuelling arguments between confederations in case of disagreement. In addition, the relationship between the entities entrusted with functions of company union representation (RSA) and unitary union representation (RSU) remains unclear. In this connection, restoring let. a of Article 19 of Legislative Decree 300/1970 would help maintain a distinction between statutory provisions (i.e. clear-cut and general rules intended to diffuse tensions among unions and forms of collective relations, more generally) and the agreements resulting from traditional trade union autonomy.

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