n. 2/2017

Paolo Tomassetti Contrattazione collettiva, differenziali retributivi e disuguaglianze sociali

L’articolo analizza il ruolo che le istituzioni di relazioni industriali in Italia svolgono in relazione alle differenze retributive nel mercato del lavoro in quattro settori: automotive, bancario, distribuzione e scuola statale. Il primo dato che emerge dall’analisi è che la capacità della contrattazione collettiva di controllo sul costo del lavoro e sulla dispersione salariale decresce al crescere dei livelli di inquadramento. I differenziali retributivi più significativi, relativi alla maggior parte dei fattori analizzati (genere, età, area geografica, tipologia contrattuale, top-bottom), si registrano là dove la copertura della contrattazione collettiva lascia spazio alla contrattazione individuale. Talvolta, tuttavia, il contratto collettivo può costituire anche un fattore di differenziazione retributiva. Gli esiti della ricerca appaiono incoraggianti laddove mettono in luce due aspetti: riguardo ai differenziali retributivi verticali, la contrattazione può ancora essere un motore di democrazia e giustizia sociale, perseguendo politiche contrattuali inclusive e solidaristiche; riguardo ai differenziali retributivi orizzontali, la contrattazione dovrebbe garantire che il declino inevitabile del principio “eguale retribuzione per eguale lavoro”, sia giustificato da ragioni oggettive e misurabili che valorizzino quanto più possibile la produttività e la qualità del lavoro prestato.


Paolo Tomassetti Collective bargaining, wage differences and social inequalities

This article analyses the role that Italian industrial relations institutions play with regard to wage differences in four sectors: automotive, banking, distribution and public school. The first aspect that emerges from the analysis is that the ability of collective bargaining to control labour cost and wage dispersion decreases as one’s employment grade increases. In other words, the equalizing role of collective bargaining is relevant in relation to the remuneration of blue- and white-collar workers, losing its grip when it comes to middle-managers and executives, for here individual bargaining plays a major role. The most relevant wage differentials concerning most of the cleavages examined (gender; age; geographical area; type of contract; top-bottom) are seen in contexts where collective bargaining gives way to individual bargaining. However, in some cases collective bargaining can also be a determinant of wage differences. The results of the report are encouraging in that they point out two main aspects. As for vertical wage differentials, collective bargaining can still be a catalyst for democracy and social justice, pursuing inclusive and egalitarian contractual policies. As far as horizontal wage differentials are concerned, collective bargaining should ensure that the inevitable decline of the “equal pay, for equal work” principle is justified by objective and assessable reasons promoting productivity and the work performed as much as possible. Otherwise, such words as diversity, difference and differentiation will drift away and lose their meanings, leading us to inequalities.

torna all'indice »