Tiziano Treu Una seconda fase della flexicurity per l’occupabilità

Il saggio analizza le diverse esperienze nazionali di flexicurity e i loro punti critici che sono stati enfatizzati dalla crisi economica; in particolare si rileva la difficoltà di garantire l’equilibrio tra l’aumentata flessibilità dei rapporti di lavoro e la sicurezza dell’occupazione promessa dalla formula flexicurity. Secondo le indicazioni del Consiglio europeo del 2009 nuove forme di flessibilità interna sono state introdotte in alcuni Paesi con l’obiettivo di rafforzare la stabilità dell’occupazione e di promuovere la job retention nelle aziende. Una analisi di Eurofound indica varie misure: orari flessibili, salari variabili, mobilità professionale, periodi di sospensione del lavoro finalizzati a permettere la riqualificazione professionale dei dipendenti e il riposizionamento delle aziende. L’obiettivo comune di questo nuovo paradigma di flexicurity è di promuovere la transizione tra diversi lavori senza passare per periodi di disoccupazione. Le aziende spesso ricevono per questo aiuti dallo Stato, ma sono richieste di contribuire alla sicurezza dell’occupazione dei loro dipendenti anche dopo la fine del contratto di lavoro, sostenendo forme di ricollocazione e finanziando piani sociali. Il saggio suggerisce l’adozione in Italia di alcune buone pratiche sperimentate in Europa volte a migliorare il funzionamento della versione italiana di flexicurity e a finalizzarla meglio alla promozione di un impiego dignitoso secondo le indicazioni dell’ILO.


Tiziano Treu The second phase of flexicurity

The paper analyses the various national experiences of flexicurity and their weak points emphasized by the economic crisis, in particular the difficulty to guarantee the balance between the increased flexibility of employment relations and the promised security of employment. Following the indications of the European Council (2009) new forms of internal flexibility, explored by a Eurofound survey, have been introduced in some countries with the aim of reinforcing employment stability and promoting job retention by the firms: flexible work time regimes, variable salaries, internal mobility, periods of leave finalized to allow professional retraining of employees and firm reorganization. A common purpose of this new paradigm of flexicurity is to promote transitions between jobs without passing through unemployment. The firms are often sustained by State aids but are asked to contribute to the employment security of their employees also after the end of the employment contract by supporting forms of outplacement and by financing social plans. The paper finally suggests the adoption in Italy of some good practices experimented in Europe in order to improve the functioning of the Italian version of flexicurity and to better finalize it to the promotion of decent work.

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