Armando Tursi La giurisprudenza uni-europea sul rapporto tra libertà economiche e diritto del lavoro: discerni oportet


Obiettivi: Il saggio analizza la recente giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea, la quale sembra vivere oggi sul delicato tema dei distacchi transnazionali, sotto la spinta incontenibile di un nuovo e radicale mutamento dei fondamentali economici dell’eurozona, una fase assai incerta se non regressiva nella quale pretende di assoggettare alle note verifiche di adeguatezza, necessarietà e proporzionalità non più le competenze normative statali bensì, la sfera dell’autonomia collettiva, e segnatamente la libertà della contrattazione collettiva e il diritto di sciopero. Metodologia: La ricerca è stata realizzata seguendo l’evoluzione giurisprudenziale della Corte di Giustizia Europea sul tema dei limiti che le libertà economiche protette dal Trattato pongono alle competenze normative – anche in materia sociale (libertà sindacale, in primis) – degli Stati membri. Risultati: L’analisi delle più recenti pronunce giurisprudenziali uni-europee evidenzia come la Corte di Lussemburgo impieghi le medesime argomentazioni utilizzate per neutralizzare gli effetti pregiudizievoli dei diritti nazionali del lavoro nei confronti delle tradizionali libertà economiche (prestazione di servizi e stabilimento), giungendo a sacrificare, nel nuovo e mutato scenario istituzionale, e prima ancora a male interpretare, principi fondamentali quali la libertà sindacale, l’autonomia collettiva e il diritto di sciopero. Limiti e implicazioni: Preoccupandosi di impedire che le legislazioni sociali dei Paesi membri neutralizzino l’effetto utile delle norme uni-europee poste a presidio delle libertà di prestazione dei servizi e di stabilimento, la Corte di Giustizia europea finisce per realizzare quel bilanciamento di valori che tipicamente realizzano le Corti costituzionali nazionali, tra libertà d’impresa e diritti dei lavoratori, anziché spiegare (e chiarire) che la frontiera mobile dei diritti laburistici di genesi nazionale non è potenzialmente illimitata, trovando precipuamente un limite nelle libertà economiche e di mercato su cui si fonda l’Unione europea. Originalità: Le pronunce giurisprudenziali uni-europee paiono ispirarsi a concezioni restrittive della libertà sindacale, dell’autonomia collettiva e del diritto di sciopero, le quali risentono, più che di una politica del diritto propria dell’UE, dell’estraneità della tematica alla stessa “missione” dell’Unione, e dell’assenza di una grammatica di cui la Corte possa avvalersi per costruire le sue argomentazioni.

Parole chiave: Corte di Giustizia europea; libertà di prestazione dei servizi e di stabilimento, distacco transnazionale dei lavoratori, libertà sindacale, autonomia collettiva, diritto di sciopero.


Purpose: The article analyses the recent case-law of the Court of Justice of the European Union, which seems to live today on the delicate theme of transnational posting of workers, under the irrepressible thrust of a new and radical change of economic fundamentals of the eurozone, a very uncertain if not regressive phase in which it claims to subject to the notes of adequacy, need and proportionality no longer the state regulatory competences but, the sphere of collective autonomy, and in particular the freedom of collective bargaining and the right to strike. Methodology: The research has been carried out following the jurisprudential evolution of the European Court of Justice on the subject of the limits that the economic freedoms protected by the Treaty of the European Union pose to regulatory competences – also in social matters (freedom trade unions, primarily) – of the Member States. Findings: The analysis of the most recent uni-european jurisprudential pronunciations shows that the court of Luxembourg uses the same arguments used to neutralize the detrimental effects of the national labour rights in respect of traditional economic freedoms (provision of services and establishment), coming to sacrifice, in the new and changed institutional context, and before still misinterpreting, fundamental principles such as freedom of trade union, collective autonomy and the right of strike. Research limitations/implications: Taking care to prevent the social legislations of the Member States override the useful effect of the uni-european rules on the freedom to provide services and establishment, the European Court of Justice ends up achieving that Balancing of values that typically achieve national constitutional courts, between freedom of business and workers rights, rather than explaining (and clarifying) that the mobile frontier of labour rights of national genesis is not potentially limitless, finding primarily a limit in the economic and market freedoms on which the European Union is based. Originality: Uni-european jurisprudential pronunciations seem to be inspired by restrictive conceptions of freedom of trade union, collective autonomy and the right to strike, which suffer, more than a policy of the right of the EU, of the alienation of the same “mission” of the Union, and the absence of a grammar which the court can avail itself to build its arguments.

Keywords: European Court of Justice, freedom of provision of services and establishment, transnational posting of workers, freedom of trade unions, collective autonomy, right to strike.

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