Federico Butera ITS Academy come sistema di formazione terziaria di livello europeo: la nuova legge e la gestione del cambiamento che parta dalle eccellenze italiane 

Con la legge approvata dalla Camera il 20 luglio che è in attesa di essere votata dal Senato, gli ITS, rinominati ITS Academy, divengono una componente strutturale del sistema educativo italiano: un canale formativo terziario parallelo all’università in continuità con il sistema di istruzione e formazione tecnica e professionale e con i licei, simile a quelli esistenti da tempo in Germania, Francia, Spagna, Svizzera. Il sistema nazionale che ne deriva è peculiare: a differenza dell’università e degli istituti di istruzione secondaria, non è costituito da un sistema “statale” centralizzato fatto di ordinamenti e di personale docente reclutato con concorsi nazionali ma da un sistema unitario definito da standard e da un condiviso coordinamento e finanziamento nazionale una governance policentrica e flessibile. Programmi e metodologie didattiche continuano ad essere flessibilmente definite in base ai fabbisogni professionali dei territori; le competenze delle Regioni su questo canale formativo sono confermate in particolare sulla programmazione dei fabbisogni; viene ribadito il forte legame con il sistema produttivo. In una parola un sistema nazionale unitario ma articolato territorialmente e tecnologicamente.

Questo articolo, nell’esultare che la legge si approssimi all’approvazione, esamina punti di forza e punti di debolezza del disegno di legge e formula qualche proposta soprattutto per “mettere a terra” le promesse in esso contenute.

 Il disegno di legge fa un passo importante per fare dell’ITS un sistema integrato di formazione terziaria di livello europeo, superando quel coacervo di norme e provvedimenti frazionati che si sono succeduti nel difficile percorso degli ITS. Anche se è un disegno di legge che pecca di ipernormazione è però finalmente una legge di sistema.

Purtroppo però per lo sviluppo dell’ITS come sistema non basta una legge: oltre a ulteriori norme attuative previste da Disegno di Legge, sono necessari altri due strumenti che non possono essere sostituiti dalla gestione ordinaria: un piano economico per utilizzare il PNRR e un percorso di change management strutturale a più livelli del sistema per potenziare l’organizzazione di tutti i componenti del sistema ITS, condizioni sine qua non per dare esecuzione alle intenzioni del disegno di legge. A questi il disegno di legge non fa riferimento.

Al di là dei rilievi specifici sul testo, che ci si augura possano essere presi in considerazione nell’approvazione finale in Senato, questo articolo indica le aree per progettare e gestire le organizzazioni deputate a fare diventare l’ITS un vero sistema. Esse sono: la struttura e il funzionamento degli organi collettivi di governance, degli organi che svilupperanno gli atti attutativi; i presidi della gestione di finanziamenti, i presìdi della gestione del cambiamento; le strutture dedicate del Ministero e delle Regioni; soprattutto l’organizzazione delle Fondazioni ITS e delle loro reti. Esse dovranno essere tutte organizzazioni mission driven, ossia guidate dagli obiettivi economici, occupazionali e sociali del PNRR. Organizzazioni che vanno progettate e gestite usando quei modelli, pratiche metodologie evolute e non burocratiche che le scienze organizzative e le migliori organizzazioni ci hanno reso disponibili negli ultimi decenni.

La storia dell’ITS è quella di una arena di conflitti e di reciproci gesti di reciproche inibizioni. Come in tutte le forme organizzative, il potere e gli interessi che hanno avuto un ruolo negativo nello sviluppo dell’ITS non vanno neanche ora ignorati o esorcizzati ma potranno essere disciplinati e orientati da una regolazione dei percorsi e delle energie di cambiamento a più livelli per raggiungere gli obiettivi

torna all'indice »