Marco Biasi Brevi riflessioni sulla categoria dirigenziale all'indomani del Jobs Act

Nel contributo ci si interroga sull’attuale collocazione della categoria dirigenziale nell’ambito del lavoro subordinato. Esaminando le opposte spinte in direzione dell’equiparazione ovvero della separazione delle tutele rispetto al resto della forza-lavoro, si cerca di comprendere se la categoria stia oggi attraversando una crisi di identità o se, invece, il cuore del problema sia, così come in altri ordinamenti, quello dell’individuazione dei caratteri distintivi delle figure e delle posizioni professionali alla stessa riconducibili. A tal fine, si guarda tanto ai profili collettivi, interessati dalla nota pronuncia resa dalla Corte di giustizia nel febbraio 2014 in tema di licenziamento collettivo, quanto a quelli individuali, centrali nel Jobs Act e nella sua conferma della legislazione speciale per la categoria dirigenziale, offrendo qualche spunto per l’individuazione dei tratti propri di quest’ultima nel nuovo equilibrio dei poteri risultante dalla più recente riforma del mercato del lavoro italiano.


Marco Biasi Brief notes on the category of Supervisors in the aftermath of Jobs Act Reform

The essay focuses on the complex qualification of the work performed by the Supervisors (“Dirigenti”), who are, at the same time, subject to employer’s power of direction and, on the other hand, entrusted with the organization of the activity of the rest of the workforce. The A. examines the recent attempts to extend to the Supervisors the – individual and collective – employment protections traditionally featuring blue collar and white collar employees, primarily as a consequence of the well-known judgment issued by the European Court of Justice in Febrary 2014. The A. reckons that the apparent crisis undergone by Supervisors as an autonomous category (not only in the Italian context) might be the mirror of the difficulties in drawing the boundaries of employment subordination relying on the traditional criterion of the power of direction. Yet, he ultimately challenges the attempts to replace the latter with alternative criterions in the aftermath of the most recent reform of the Italian labour market.

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