Adalberto Perulli Il lavoro autonomo tradito e il perdurante equivoco del “lavoro a progetto”


L’A. osserva come il legislatore, negli ultimi anni, abbia predisposto una nuova e confusa disciplina in materia di lavoro a progetto, basata su un’idea empiricamente errata e ideologicamente distorta, per la quale «i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, nascenti dai più svariati contratti giusta la definizione dell’art. 409, n. 3 c.p.c., siano fraudolenti e debbano quindi scomparire dalla realtà sociale che invece fisiologicamente li richiede, e in misura crescente li richiederà». Sulla base di questo assunto è stata concepita la “riconduzione” a progetto delle collaborazioni coordinate e continuative a carattere prevalentemente personale, erigendo il progetto a cardine qualificatorio di un intero “settore” di rapporti di lavoro autonomo. Secondo l’A., in tal modo il legislatore non solo non è riuscito a regolare efficacemente i mutamenti intercorsi nel mondo del lavoro autonomo con l’avvento del postfordismo, ma si è spinto sulla strada fallace della valorizzazione tipologica di un elemento – il progetto – sprovvisto di ogni virtù identificativa della natura del rapporto. L’A. evidenzia come questa prospettiva, che si fonda su un gigantesco equivoco al contempo giuridico e sociologico, non corrisponde alla realtà del lavoro autonomo, alle sue complesse articolazioni economiche e sociali, al suo stesso profilo giuridico-normativo di fondo, ancora adagiato sulla fattispecie generale di cui all’art. 2222 c.c. In tal contesto, l’A. ritiene che la riforma Fornero abbia perpetuato l’equivoco, accentuando la valorizzazione del progetto quale criterio di identificazione dei rapporti di lavoro autonomo coordinati e continuativi: erigendolo espressamente a elemento essenziale di validità del contratto e sancendo l’automatica conversione del rapporto de quo in rapporto di lavoro subordinato, a prescindere da ogni ricerca della “verità materiale” sulla reale natura del rapporto, con notevoli conseguenze di tipo sistematico. Incistato in una sorta di buco nero concettuale, avulso dai principi generali delle obbligazioni e dei contratti e denso di contraddizioni sistematiche, il lavoro a progetto appare, agli occhi dell’A., come la grande anomalia dell’ordinamento giuslavoristico italiano che, mosso da una visione panlavoristica che vede il mondo del lavoro soltanto attraverso le lenti della subordinazione, non riesce a pensare al lavoro autonomo in una prospettiva di promozione dell’indipendenza di chi lavora.


Adalberto Perulli The Equivocal Nature of Project Work and its Implications on Self-employment

This paper argues that recently-issued legislation on project work further increases the levels of confusion around this form of employment. This is because these provisions were devised on the misleading assumption that “continuous and coordinated collaboration contracts concluded in accordance with Art. 409, No. 3 of the Code of Civil Procedure are illicit ones and they should no longer be issued, even though changes in the working world call for these contractual arrangements, now and in the future”. For this reason, the employment relationships taking place on a continuous and coordinated basis are now regarded as a form of project work, thus including a whole sector of self-employment. The author takes the view that this move on the part of the Legislator was unsuccessful, as failing to keep abreast of recent developments in autonomous work following the Fordism, giving instead priority to the concept of “project”, which makes it difficult to identify the contractual arrangement implemented. The paper goes on to highlight that this state of affairs is the result of a major misunderstanding in both sociological and legal terms on self-employment, as there seems to be a contradiction between the legal dimension and the socio-economic reality, chiefly if one considers the employment contracts laid down in Art. 2222 of Civil Code. The author is of the opinion that the Monti-Fornero Reform further exacerbates such misunderstanding, promoting the project to be carried out as the only criteria to identify employment relationships of a continuous and coordinated nature. In this sense, these contractual schemes will be automatically converted into salaried employment contracts, irrespective of the effective nature of the employment relationship, with serious consequences in practical terms. The paper concludes by pointing out the difficulty to regulated project work in Italy, the results of conceptual barriers and ideological blinker which tend to regard it as a form of salaried employment, away from the needs to promote project work as a form of self-employment.

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